Come tutti sappiamo, nella Seconda guerra mondiale l'Italia fu invasa e sconfitta dagli anglo-americani; e alla Conferenza di Yalta del febbraio '45, con cui già prima e in previsione della vittoria finale le Potenze alleate (USA, URSS, e GranBretagna) si erano spartite il mondo, il nostro Paese fu assegnato come "bottino di guerra" all'orbita occidentale, sia da un punto di vista politico sia come nuovo mercato economico e finanziario. Da questa collocazione e per la posizione strategica dell'Italia come "terra di confine" col mondo comunista, derivò la presenza dei vari insediamenti militari della NATO e degli Stati Uniti sul nostro territorio nazionale, in funzione difensiva o almeno dissuasiva. Se fossero arrivati prima i Cosacchi del Don, basi strategiche, missili e carri armati avrebbero portato la stella dell'armata rossa e la bandiera con Falce e Martello, almeno fino al crollo dell'Unione Sovietica.
Fu un bene, fu un male? l'Italia è sempre stata divisa in due su questo dilemma: chi esalta libertà, democrazia e benessere che il mondo occidentale ci ha permesso di avere, imponendo però di fatto al nostro Paese una sovranità limitata; e chi ha parteggiato e ancora rimpiange il "paradiso sovietico", nel sogno non realizzato che, alla dittatura fascista, si sostituisse una dittatura comunista, come avvenne nei Paesi d'Oltrecortina. Lasciamo il giudizio agli storici futuri.